In questa sezione trovi tutte le notizie su eventi, prossimi appuntamenti o semplicemente segnalazioni e materiali PRECEDENTI il dicembre 2018.
Ehi Ci sei? Abbiamo bisogno di te!
PER I REFERENTI DEI CATECHISTI ED EDUCATORI DI ASSOCIAZIONE E MOVIMENTI: Carissimi,ben trovati! Abbiamo pensato di ritrovarci (come promesso!!) LUNEDI’ 17 marzo ore 21.00 in seminario per lavorare assieme. Infatti faremo un laboratorio di verfica su ciò che è stato fatto fino ad ora: ci metteremo in gioco, ci ascolteremo, condivideremo e progetteremo……….tutto questo in un’ottica di correspnsabilità per il servizio alla catechesi che appassiona tutti. I referenti dei catechisti, movimenti e associazioni, possono essere accompagnati anche da altri collaboratori (catechisti, educatori….) della propria comunità di appartenenza. In attesa di vederci lunedì, a tutti una buona continuazione della Quaresima. Equipe UFF.Catechistico Diocesano Non sei tu il referente?!?! Avvisa il tuo referente! Condividi...
read more2 Marzo 2014
Omelia 2 marzo 2014 Mt 6, 24-34: Non abbandonarti alla tristezza 1. Non preoccupatevi “State buoni se potete”… non è questa la consegna del Vangelo per i discepoli di Gesù. Al contrario di quanto abbiamo tante volte pensato, il Vangelo non ci invita ad una vita moralmente buona per guadagnarci il paradiso. Ci invita ad una vita buona perché siamo felici, perché possiamo godere di essa e ringraziare Colui che ce la vuole donare con abbondanza. E ce la donerà in pienezza in quel Regno che già ora, qui, dobbiamo cercare con tutte le nostre forze: “cercate anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia”, dice infatti Gesù. Ora. Qui per voi. Per questo la parola chiave del vangelo di oggi è “non preoccupatevi”. Sei volte ricorre questo verbo che ci invita a non essere ansiosi, a non essere turbati dalle preoccupazioni, a non affannarci per questo e per quello. Ancora una volta un invito “impossibile” del Vangelo? Soprattutto per noi, uomini e donne di questo tempo competitivo, frettoloso e perennemente affannato? Come sempre il Vangelo viene annunciato per la nostra libertà. E’ “Vangelo”, buona notizia per la vita in ogni sua pagina, anche in quelle che ci sembrano essere “le parole dure di Gesù”. Esigenti, forse, come è esigente per il bene dell’altro colui che ama, ma mai “dure” nel senso di pretenziose e giudicanti. Dio è il Dio dell’amore e della libertà, non della pretesa e del dominio. Scrive Papa Francesco in Evangelii Gaudium al n. 4: “E’ la gioia che si vive tra le piccole cose della vita quotidiana, come risposta all’invito affettuoso di Dio nostro Padre: Figlio, per quanto ti è possibile trattati bene… Non privarti di un giorno felice (Sir 14, 11-14). Quanta tenerezza paterna si intuisce dietro queste parole” (n. 4). Il v. 14 del Siracide continua: Non ti sfugga alcuna parte di un buon desiderio. Davvero la preoccupazione è il nemico della “vita buona”. Ed è anche il vizio più nascosto, più velato del fatto che non apparteniamo al Signore, ma solo ai nostri egoismi che combattono nel nostro cuore. Preoccuparsi è la grande tentazione che rivela, forse più di tanti altri vizi, che non c’è ancora la scelta autentica e piena di Dio come proprio unico Signore. Nella sua apparente innocenza, questa occupazione del cuore da parte di tanti affanni manifesta che esso non appartiene a Dio. Ecco perché è centrale il tema del “servire”, come dice il v. 24: a cosa è asservito il nostro cuore quando è ingombro, appesantito, indisponibile a cercare ciò che conta di più? 2. Dio o mammona Questo Vangelo, quindi, è molto concreto. Le immagini straordinarie utilizzate da Gesù, non sono il segno di una sua visione naif dell’esistenza. Al contrario! Gesù oppone una vita fatta di ansie e di preoccupazioni, dove siamo schiavi della paura del futuro o perseguitati dal passato, ad una vita nella quale siamo intensamente attenti al presente: “Guardate… Osservate” (v. 26 e v. 28): sono due imperativi, con i quali Gesù ci invita a non lasciarci sfuggire l’oggi per l’ansia del domani. Ma questa libertà di vivere l’oggi nasce dalla fede in un Dio che ama, in un Dio che non si dimentica del suo figlio, in un Dio generoso e abbondante nel donare la vita. Esso è...
read moreSchede Bibliche di Quaresima
Scarica le schede bibliche di Quaresima CLICCANDO QUI A tutti auguriamo la gioia di vivere nella benedizione di Dio. Settore Apostolato Biblico Condividi...
read more23 Febbraio 2014
Dal Vangelo secondo Matteo 5,38-48 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». Commento di Paolo Curtaz dal sito www.tiraccontolaparola.it Paradossi Gesù ama i paradossi. Punta in alto, osa, sposta in alto l’assicella perché sa bene che noi uomini tendiamo sempre ad attenuare, ad annacquare, ad essere molto esigenti con gli altri e troppo condiscendenti con noi stessi. No, non è venuto a cambiare la strada che conduce al Dio di Israele, ma a portarla a compimento. Le beatitudini sono la pienezza della Torah. Stolto chi cambia anche solo un tratto di quanto egli dice. Non vivere la radicalità del vangelo è come usare un sale scipito, come mettere la lucerna sotto allo sgabello: un’idiozia. Nell’impegnativo discorso della montagna Gesù, con coraggio e autorevolezza inaudite, mette in discussione alcuni capisaldi della fede. Tradizioni umane spacciate per divine, temi molto sensibili che andavano a coinvolgere la sensibilità spirituale ma, ancora di più la vita concreta. L’orizzonte è quello descritto dalla prima lettura: siamo chiamati a condividere la santità del Dio di Israele che non è una divinità separata dal mondo ma un amico che desidera la felicità degli uomini e si adopera perché essi la raggiungano… Domenica scorsa abbiamo preso quattro questioni fondamentali: l’omicidio che non è solo quello fisico, il perdono che vale più del culto, l’adulterio come tradimento al sogno di Dio e il giuramento come visione pagana di Dio e del fratello. A chiudere il cerchio, oggi, due questioni delicate: la giustizia e l’uso della violenza. Occhio per occhio Il proverbio “occhio per occhio e dente per dente”, che a noi sembra barbaro e primitivo, in realtà era una forma di moderazione, di misura: la reazione doveva essere proporzionata al danno, all’offesa. Se ci guardiamo attorno, già solo questo sano principio fisico aiuterebbe non poco l’umanità a orientarsi verso la giustizia: quante volte la reazione è sproporzionata, abnorme. E senza andare a cercare le grandi relazioni internazionali, pensiamo ai rapporti in famiglia, in ufficio, in auto: un piccolo gesto, una parola di troppo, scatena una reazione eccessiva, uno scatto d’ira. Eppure Gesù propone al discepolo di osare di più, di andare oltre, di non opporsi al malvagio. Intendiamoci:...
read more16 Febbraio 2014
Dal Vangelo secondo Matteo 5,20-22.27-28.33-34.37 In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno». Commento di Paolo Curtaz dal sito www.tiraccontolaparola.it Nemmeno una virgola Se non lasciamo che la pagina delle Beatitudini ci illumini, dia sapore alla nostra vita, ci faccia diventare come una città sul monte a cosa serve dirsi cristiani? E ancora per qualche settimana Gesù insiste su questa sua rivoluzione interiore....
read moreEsercizi Spirituali Serali – Marzo 2014
IL Servizio Diocesano di Animazione Spirituale ci propone gli Esercizi Spirituali Serali. da lunedì 10 marzo a venerdì 14 marzo 2014 presso il Seminario vescovile dalle ore 20,30 alle ore 22,30 Tema: La Carità: Come un’altra scala di Giacobbe” Guiderà gli incontri il Vescovo Mons. Douglas Regattieri Cinque serate come occasione preziosa per discostarci dal ritmo quotidiano e concederci una pausa di ascolto e di silenzio, per far tacere quello che ci assorda e tornare a utilizzare l’orecchio del cuore, ritrovando la nostra umanità e la verità del nostro rapporto con Cristo attraverso un’autentica vita interiore. Cosa sono gli “Esercizi Spirituali”: “Una forte esperienza di Dio, suscitata dall’ascolto della sua Parola, compresa e accolta nel proprio vissuto personale, sotto l’azione dello Spirito Santo, la quale, in un clima di silenzio, di preghiera e con la mediazione di una guida spirituale, dona capacità di discernimento in ordine alla purificazione del cuore, alla conversione della vita, alla sequela di Cristo, per il compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo”. (Benedetto XVI) “Come il camminare e il correre sono esercizi corporali, così si chiamano esercizi spirituali tutti i modi di disporre l’anima a liberarsi di tutti gli affetti disordinati e, una volta eliminati, a cercare e trovare la volontà divina nell’organizzazione della propria vita per la salvezza dell’anima”. (Sant’Ignazio di Loyola) Ecco cosa puoi stamparti o scaricare: locandina Esercizi Spirituali depliant esercizi spirituali.9 Condividi...
read moreGiornata della Vita 2014
Un buon camminatore sa che il grande viaggio è quello della vita, e che questo presuppone dei compagni. “Compagno”: etimologicamente è quello con cui si divide lo stesso pane. Beato chi si sente eternamente in viaggio e in ogni prossimo vede un compagno di viaggio. Un buon camminatore si preoccupa dei compagni stanchi… Previene il momento dello scoraggiamento. Li prende là dove li trova. Li ascolta. Con delicatezza, intuito e soprattutto amore, fa loro riprendere coraggio e ritrovare il gusto per il viaggio. Andare avanti per andare avanti, così semplicemente, non è ancora un vero viaggio. Occorre andare alla ricerca di uno scopo; prevedere un arrivo, un punto di sbarco. Per noi discendenti di Abramo, partire significa mettersi in movimento, per aiutare tanti altri a mettersi in movimento e costruire insieme un mondo più giusto ed umano. ( DOM HELDER CAMARA ) MANIFESTO-GIORNATA-DELLA-VITA-2014-1 Condividi...
read more9 Febbraio 2014
Omelia di Don Ivo Seghedoni Mt 5, 13-16: Identità e missione 1. Una chiesa saporita e luminosa Osservando la vita, Gesù è capace di esprimere in immagine semplici ciò che noi spieghiamo con lunghi ragionamenti. E nel vangelo di oggi questa sua competenza è ancora più viva, perché Gesù utilizza immagini limpide e chiare, immagini che vanno prese nel loro senso ovvio. “Voi siete sale della terra e luce del mondo”: siete, cioè punto di riferimento e di trasformazione, siete il sapore e il colore delle cose, pena l’inutilità più completa. Un sale che perde il sapore perde la sua identità, così come una luce che viene nascosta e non illumina. Gesù dice, senza ambiguità, che la comunità dei discepoli, cioè la Chiesa, è profezia nel mondo non tanto con le sue parole, ma anzitutto con le sue opere. E la prima lettura specifica che queste opere sono le opere della giustizia: quelle di chi sa condividere con chi è misero, di chi rispetta le relazioni, di chi rigetta l’ingiustizia e la calunnia. “Allora la tua luce sorgerà come l’aurora… la gloria del Signore ti seguirà… brillerà tra le tenebre la tua luce”. Ma quello che colpisce di più in questo vangelo, così diretto e semplice, è il fatto che Gesù non dica “voi dovete essere”, ma “voi siete”. La Chiesa è luce del mondo o non è. La chiesa è sale che dà sapore o non è chiesa. In altre parole, Gesù ricorda alla Chiesa la sua identità: si può parlare di Chiesa solo quando una comunità, seguendo Gesù e il suo insegnamento, persegue la giustizia e la carità e così risplende nel mondo come segno di trasformazione e annuncio di un mondo nuovo. La Chiesa è quindi come un fiume carsico: ogni tanto c’è e ogni tanto “scompare”. Perché quando è insipida e “sciocca”, quando è tenebrosa e peccatrice, essa “muore” e a null’altro serve che ad essere “calpestata dalla gente”. 2. Istituzione religiosa o comunità di vita? Purtroppo noi con il termine “Chiesa” identifichiamo una istituzione religiosa gerarchicamente ordinata e impiantata sul territorio in “distretti” coordinati da “prefetti” nominati dall’alto… Certo, la Chiesa è anche organizzazione umana: ma essa, priva della sua anima di cui Gesù ci parla in questo Vangelo, diviene soltanto una umana istituzione, del tutto simile – anche nelle dinamiche di potere e di carriera – ad ogni altra istituzione. Ma la Chiesa, pur avendo un organismo visibile, è anzitutto una realtà di comunione: è un popolo in cammino seguendo i passi del suo Signore, è una realtà invisibile eppure eloquente di condivisione della giustizia, di azione di carità, di pratica di misericordia, di ricerca della verità. Questa “vita nascosta” eppure eloquente e vitale è il cuore della chiesa, il suo vero essere, la sua identità. E Gesù richiama la sua comunità a questa identità, senza la quale la sua esistenza è inutile, anzi perfino dannosa a custodire la “buona fama” di Dio nel mondo. Ma da cose nasce un’identità autentica? L’identità non si fonda sulle opere esteriori, non sulle conferme che vengono dal di fuori. L’identità – non solo per la chiesa, ma per ogni individuo – è frutto di un cammino personale, di un percorso di crescita, di un faticoso pellegrinaggio. Anche la chiesa, e ogni cristiano, matura la sua identità...
read more26 Gennaio 2014
Commento al Vangelo di Card. Piovanelli MATTEO 4, 12-23 Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti ! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta ». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. Uno dei modi possibili di lettura del testo di Matteo è seguire gli atti e le parole di Gesù come una creazione, la nascita di un mondo nuovo, di un uomo nuovo, di un popolo nuovo. Il luogo dove risuona la parola che chiama alla conversione, e quindi provoca la nascita, è il paese di Zabulon, il paese di Neftali, la Galilea delle genti. Non siamo nella zelante Giudea, nella santa città di Gerusalemme, cuore del Giudaismo. Siamo in una regione periferica, mezzo ebrea e mezzo pagana e perciò ritenuta impura: la Galilea delle genti (delle “genti”, cioè dei pagani), una regione cosmopolita e piuttosto eterodossa rispetto a Gerusalemme. Ma proprio in questa periferia – che simbolicamente rappresenta tutto il mondo immerso nelle tenebre – Gesù inizia il suo ministero. I Giudei non ammettevano che il Messia potesse venire dalla Galilea. Eppure – quale sorpresa! – c’è qui il compimento di un’antica profezia: era stato detto dal profeta Isaia. Queste le parole del profeta: Il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata. “La luce – dirà l’evangelista Giovanni – splende nelle tenebre. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo (1,9). Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre (12, 6). I primi discepoli sono come strappati dal mare di Galilea, dalle acque del lago di Genesareth. Anche se il popolo immerso nelle tenebre era “sulla via del mare”. E’ suggestivo pensare che anche gli antichi Ebrei sono stati portati fuori dal Mar Rosso e sono così diventati liberi ed è nato il popolo di Dio. La missione degli apostoli sarà proprio quella di strappare gli uomini dal mare [ nel simbolismo biblico, il mare è dimora del demonio, delle malattie e di tutto ciò che si oppone alla vita ] – pescatori di...
read more19 Gennaio 2014
Commento al Vangelo di Card. Piovanelli Gv 1, 24-34: 1. Io non lo conoscevo… “Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato. Io non lo conoscevo. Quando ho annunciato a tutti l’arrivo di Colui che viene, neanch’io sapevo chi fosse”. Può sembrare strana quest’affermazione di Giovanni. Chi poteva conoscere Gesù meglio di lui! Eppure lo ripete un’altra volta: “Io non lo conoscevo”. I vangeli ci dicono che le loro famiglie si conoscevano. Giovanni, quindi, conosceva l’origine di Gesù e la sua famiglia. Anzi Giovanni stesso ci dice che Gesù era uno dei suoi discepoli, perché dice: veniva dietro a me. Ma poi aggiunge: Solo dopo ho capito che in realtà è avanti a me, perché era prima di me. Un conto – dice Giovanni – è sapere il nome o l’origine di una persona, un conto è conoscerla nell’intimo e comprendere il suo mistero nascosto. “Io non lo conoscevo” significa che non aveva ancora compreso il mistero di Gesù, finché non gli è stato rivelato da Colui che lo ha inviato: Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo. Finché non ha visto lo Spirito discendere su Gesù e trasformarlo, Giovanni non sapeva chi era veramente Gesù. Gesù era un uomo apparentemente come tutti gli altri. Nessuno avrebbe potuto immaginare che fosse il Figlio di Dio. Ma dopo aver visto la sua trasformazione per opera dello Spirito, Giovanni può dire: E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio. Giovanni non vede lo Spirito, perché lo Spirito è invisibile, ma vede che lo Spirito rimane su Gesù. In altre parole, vede che lo Spirito rende Gesù un uomo spirituale, un uomo cioè pieno di energia divina, pieno di amore e libertà. Non vede lo Spirito, ma vede la sua azione trasformatrice. Vede pure che Gesù è capace di comunicare l’amore e la libertà con cui vive. Infatti è lui che battezza nello Spirito Santo. Gesù, pieno di Spirito Santo, può immergere gli altri nello stesso Spirito di amore e di libertà. E Giovanni stesso ne ha fatto esperienza. Infatti, “io non lo conoscevo, ma ora lo conosco”, vuol anche dire: “Io non aveva ancora sperimentato la sua forza di trasformazione, ma, ora che ho visto, posso testimoniarla: ha trasformato anche me”. 2. Il testimone Un vero testimone è come Giovanni: un uomo intimamente cambiato da ciò che ha visto, profondamente trasformato dall’incontro che ha fatto. Questa è la vera esperienza spirituale. Quella che ti trasforma. Se non è cambiato nulla in te, come puoi dire di aver ricevuto lo Spirito? Puoi aver compiuto dei riti, puoi aver ricevuto validamente dei sacramenti… ma ricevere lo Spirito vuol dire in poche parole esserne trasformati. Tu non puoi parlare agli altri di Gesù, se non a partire da come sei cambiato. Anche tu sei un testimone, se puoi dire: Neanch’io conoscevo la forza dello Spirito. Non conoscevo questo amore, questa libertà interiore, questo differente modo di vivere. Non sapevo neanche cosa fosse. Ma ora la conosco, perché ho conosciuto Gesù. Non sono migliore di nessuno, e non ho la pretesa di insegnare niente a nessuno. Non ho niente di più da dirti, se non che prima ero cieco, sordo… ora vedo, ascolto… grazie...
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